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"La famiglia è come l'uovo di pasqua: per sapere cosa c'è davvero dentro bisogna rompere il guscio"
(Coppia, famiglia, figli: consigli per evitare errrori, Enzo Artale, Studio Virtuale Di Psicologia)
Nonostante le innumerevoli ricerche sull'argomento, la famiglia è ancora, in parte, un oggetto misterioso. Molti suoi meccanismi, che in psicologia si chiamano "dinamiche", sono stati individuati e compresi, ma altri, soprattutto quelli di più recente formazione, restano ancora decifrabili solo in parte. Trattandosi di un sistema, anzi, trattandosi del sistema per antonomasia, non bisogna mai dimenticare che ogni elemento che entra, esce o si modifica al suo interno, lo riorganizza completamente. Ogni famiglia è quindi unica, non esistono al mondo due famiglie con dinamiche identiche, non esistono al mondo due famiglie che funzionino allo stesso modo, non esiste al mondo una famiglia che funzioni per sempre allo stesso modo. Famiglia e società sono sistemi mutevoli e correlati: al cambiare dell'uno, cambia anche l'altro, e viceversa. Per questa ragione, per quante ricerche si possano condurre, la famiglia rimarrà sempre, in parte, come detto all'inizio, un oggetto misterioso. Per alcuni essa rappresenta un rifugio verso il quale correre quando si incontrano problemi, per altri una setta dal cui plagio è necessario affrancarsi quanto prima possibile, per altri ancora un luogo di emozioni e sentimenti contrastanti, e così via.
Ogni dinamica, che sia funzionale o disfunzionale, influisce soprattutto sugli elementi più influenzabili della famiglia: i bambini. Delle conseguenze delle dinamiche familiari sullo sviluppo dei bambini, e non solo, si occupa la psicologia dello sviluppo e dell'educazione. La Psicologia dello Sviluppo è un campo di studio tra i più importanti e interessanti nell'ambito di quello più vasto della “Psicologia”, perciò si è evoluto e continua a evolversi in molte direzioni. Inizialmente l’attenzione degli psicologi era concentrata soprattutto sul bambino e il principale metodo di studio era “l’osservazione”. Del bambino veniva (e viene tuttora) studiato lo sviluppo psichico nei suoi aspetti cognitivi, emotivi e sociali. Risulta difficile però costringere la psicologia dello sviluppo e dell’educazione sotto un’unica etichetta, considerate la quantità e la varietà di autori e di contributi che, dalla sua nascita, nella seconda metà del 1800, l’hanno caratterizzata. Man mano che la disciplina si evolveva, gli psicologi dello sviluppo hanno prestato sempre maggiore attenzione anche al modo in cui lo sviluppo psichico dei bambini può essere condizionato dalle principali agenzie educative con le quali vengono a contatto: innanzi tutto la famiglia, poi la scuola, quindi il gruppo dei pari. A queste agenzie educative “tradizionali” se ne sono aggiunte successivamente altre, più “moderne”, come la televisione e, più di recente, internet. Ma ben presto gli psicologi si sono resi conto che applicare il concetto di “sviluppo” alla sola età infantile era restrittivo. Lo sviluppo psichico non può infatti rimanere circoscritto ai primi anni di vita. Come esseri umani, continuiamo a cambiare nel corso di tutta la nostra esistenza, e non solo fisicamente, e gli altri periodi della nostra vita meritano altrettanto legittimamente di essere considerati come ulteriori fasi di “sviluppo”. Per questo sono state individuate, dopo l’infanzia, altre macrofasi dello sviluppo, riconosciute nell'adolescenza, nell'età adulta e nella vecchiaia. La Psicologia dello Sviluppo non aveva però smesso di… svilupparsi! Se c’è infatti un campo della psicologia la cui evoluzione è strettamente legata ai cambiamenti sociali, esso è appunto quello dello Sviluppo. Il modo in cui educhiamo i bambini è infatti strettamente connesso all'organizzazione della società in cui tale educazione viene impartita. Nella società così detta “occidentale”, nel corso degli ultimi secoli, e ancora di più negli ultimi decenni, le condizioni esistenziali sono mutate in modo tale da permettere un allungamento progressivo della durata media del ciclo di vita. Tale cambiamento ha inevitabilmente avuto importanti ripercussioni anche sul nostro sviluppo e sulla nostra educazione, e non solo durante l’infanzia. Se in precedenza era stato possibile individuare abbastanza chiaramente poche e determinate “fasi di sviluppo” (infanzia, adolescenza, età adulta e vecchiaia), e altrettanto chiaramente era stato possibile individuare dei momenti di passaggio da una fase all'altra, quasi come fossero “riti” di iniziazione, simili a quelli che tuttora vigono in alcune culture, oggi non è più così. L’esame di maturità, la laurea, l’ingresso nel mondo del lavoro, il matrimonio, il primo figlio, gli avanzamenti di carriera, la creazione di una famiglia propria da parte dei figli, la pensione, la nascita del primo nipote, eccetera. Tutte queste “boe” intorno alle quali eravamo stati abituati a girare perdono gradualmente il loro significato simbolico. Il ciclo di vita tradizionale sta subendo una progressiva deregolamentazione, le conseguenze della quale sono davanti agli occhi di tutti. I continui progressi medici, farmaceutici e tecnologici, ma anche la sempre maggiore instabilità economica e lavorativa, determinano un sempre meno recuperabile sfasamento dell'orologio sociale che regolava fino a pochi decenni fa lo svolgersi dei più importanti eventi della nostra vita. Chi non ha sentito parlare di "post adolescenza", o "tarda adolescenza", o "adolescenza allungata"? O ancora, di "long life learning" (“formazione continua”), di "mamme-nonne" e di "sindrome di Peter Pan"? Diventa sempre più facile trovare trentenni o quarantenni che vivono ancora in seno alla famiglia d’origine, donne che diventano madri per la prima volta in età avanzata, uomini e donne che si iscrivono all'università in età adulta o solo dopo essere andati in pensione, ultrasessantenni che si vestono da “rapper”, si tatuano, si muniscono di “piercing” e vanno in discoteca, giovani a volte nemmeno ventenni già sposati e genitori mentre a loro volta dipendono ancora economicamente e psicologicamente dalle loro famiglie d'origine. Da questo punto di vista, parlare di “sviluppo” in un’accezione ancora legata al semplice passare del tempo ha sempre meno senso. Oggi si tende a interpretare lo sviluppo non più in termini di riti di passaggio e di “fasi”, ma in termini di sfide o compiti evolutivi. L’assunto di base è che la nostra psiche può continuare a svilupparsi lungo tutto l’arco della vita, a prescindere dall'età, nella misura in cui affrontiamo e superiamo le sfide davanti alle quali la vita stessa ci pone, o svilupparsi meno, nella misura in cui la vita ci preserva da tali sfide, o siamo noi a rifiutarle, o, semplicemente, non sappiamo interpretarle nella giusta maniera.
Ma famiglia significa innanzi tutto coppia. Le dinamiche familiari cominciano proprio dall'unione stabile di due individui. Conflitti, gelosie e altri aspetti del rapporto di coppia possono essere l'eredità del modo in cui siamo stati cresciuti dalla nostra famiglia d'origine, e influenzano il modo in cui educheremo i nostri figli.
Quando i conflitti diventano insanabili, la separazione o il divorzio si concretizzano come possibili soluzioni. Soluzioni drastiche, certo, ma a volte inevitabili, soprattutto quando, dopo aver provato tutte le altre e contrariamente alle apparenze, una divisione della coppia può portare più benefici che problemi al resto della famiglia, in particolare ai figli. Come già detto, essendo i figli l'elemento più vulnerabile del sistema, la divisione della coppia e la successiva riorganizzazione della famiglia potrebbero essere vissute da questi in modo più o meno sereno. Larga parte della responsabilità dell'effetto che la separazione avrà sui figli dipenderà dalla maturità dei genitori e dal modo in cui sceglieranno di affrontare la conclusione del loro rapporto. Talvolta il percorso che precede o segue la separazione può essere particolarmente burrascoso, e le conseguenze di tali conflitti possono ricadere pesantemente sullo sviluppo dei figli. Occorre in tali casi riequilibrare le dinamiche familiari in modo da far tornare o rendere per la prima volta la famiglia, nella sua nuova forma, un sistema funzionale.
Un altro, particolarmente interessante aspetto delle dinamiche familiari, sempre più frequente in una società dai mutamenti rapidi e imprevedibili, è quello relativo alle famiglie allargate. Separazioni, divorzi, vedovanze o altri eventi cambiano la composizione delle famiglie, che a loro volta possono unirsi ad altre famiglie nate da simili esperienze, per dar luogo quindi a una famiglia allargata, nata appunto dall'unione di due precedenti famiglie. In questo contesto, nuove dinamiche si affacciano sullo scenario del sistema familiare. In alcuni casi esse saranno facilmente acquisibili e gestibili dai componenti della famiglia allargata, in altri meno, e anche in questo frangente il modo in cui tali nuovi contesti saranno gestiti dai genitori potrà influenzare nel bene o nel male lo sviluppo dei figli, dando luogo a combinazioni di variabili potenzialmente infinite.
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