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PICCOLE FOLLIE QUOTIDIANE

ovvero

psicopatologia della vita di tutti i giorni

 

La lunghezza di questo manuale è attualmente equivalente a 35 pagine di testo standard (una pagina standard media: 30 righe per 60 caratteri = 1800 caratteri). Il manuale è oggetto di costanti aggiornamenti che potrebbero produrre delle variazioni, più probabilmente in aumento, della suddetta lunghezza.

 


 

INTRODUZIONE

Che vuol dire "normale"? Il concetto di normalità ci è familiare fin dall'infanzia, ed è altresì di estrema importanza per molte ragioni, eppure in pochi trovano il tempo nel corso di un'intera vita per soffermarsi sul suo significato. Normale è un termine mutuato dalla statistica. E' definito normale tutto ciò che rispetta una norma. La norma non è altro che un dato comportamento seguito dalla maggior parte dei componenti di una determinata organizzazione sociale. Dalla maggior parte quindi, non da tutti. E' infatti pressochè impossibile trovare un comportamento seguito dal 100% dei componenti di un gruppo, a meno che non si tratti di un comportamento imposto per legge, e anche in tal caso sarebbe comunque difficile. E quanto più il gruppo è grande, tanto più la normalità diventa relativa. Esempio: per l'organizzazione sociale chiamata "popolo cinese" è normale nutrirsi di cani o di insetti, mentre per l'organizzazione sociale chiamata "popolo italiano" tale comportamento è anormale, poichè seguito solo da una sua minoranza. E' statisticamente anormale, quindi, ogni comportamento seguito dalla minor parte dei componenti di una determinata organizzazione sociale.
Al contrario di quanto pensa la maggior parte delle persone, ciò che è normale non è necessariamente sano, e viceversa. Poichè siamo in ambito psicologico, quando parliamo di sano o di patologico ci riferiremo, d'ora in avanti, alla psiche.
Fin da piccoli siamo stati abituati ad attribuire al termine "anormale" un'accezione negativa. Sinonimi di anormale possono infatti essere "strano", "diverso" e finanche "malato" o "pazzo". Vi siete mai chiesti il perché? Non possiamo approfondire la risposta a questa domanda perchè esuleremmo dagli obiettivi di questo manuale, pertanto diremo solo che il consorzio umano comunemente conosciuto come "società civile" tende a considerare negativamente chiunque non si comporti come la maggior parte dei suoi membri, perchè ritiene i comportamenti diversi da quelli abituali come novità, e le novità come potenziali pericoli. Ma tornando a quanto detto sopra, in realtà non rispettare una o più norme non significa necessariamente avere qualcosa che non va. Questo aspetto è, in realtà, da sempre piuttosto cotroverso. In base al comportamento considerato di volta in volta, ciò che viene ritenuto normale potrebbe essere, in alcuni casi, più "strano" di ciò che non lo viene. Esempio: mettersi in fila all'alba davanti a un negozio per essere i primi a comprare (o semplicemente per non restarne esclusi) l'ultimo modello di un telefonino o di un altro oggetto tutt'altro che indispensabile alla nostra sopravvivenza è "normale" o è "strano"? Saremmo disposti a fare la stessa cosa se una persona che conosciamo appena ce lo chiedesse, magari per acquistare un farmaco necessario alla cura di una malattia di cui soffre, o la inviteremmo a rivolgersi a qualcun altro adducendo scuse banali, magari etichettandola come "strana" per il semplice fatto di aver avanzato una richiesta del genere?
Quanto scritto finora serviva solo a dimostrare che in realtà, a meno che non si superino determinati limiti che saranno approfonditi nel corso del manuale, nessuno è "pazzo", oppure, nel nostro piccolo, lo siamo tutti. Tutti noi infatti, nesssuno escluso, abbiamo piccoli comportamenti che non seguono le norme sociali, che magari tendiamo a porre in essere solo in privato proprio perchè se lo facessimo in pubblico saremmo considerati "folli". Le piccole follie quotidiane di cui si parla in questo manuale sono spesso proprio questi comportamenti, che noi coltiviamo in privato, e che altri invece praticano pubblicamente. Leggere questo manuale servirà anche, dunque, a capire se e fino a che punto anche noi che pensiamo di essere "normali" siamo, nel nostro piccolo, "malati".

 

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Enzo Artale

 

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