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L'ILLUSIONE DI FACEBOOK: IL GRANDE BLUFF DEI SOCIAL NETWORK

10/04/2010

 

Da alcuni anni ho l'abitudine di fare una ricerca su Google, ogni tanto, usando come parole chiave il mio nome, "Enzo Artale". E' un'abitudine che, nell'era di internet, tutti dovremmo avere. Potremmo scoprire su di noi cose che nemmeno sospettiamo. E' stato con ricerche di questo tipo che qualcuno ha saputo di essere stato citato a sproposito in situazioni in cui non entrava in nessun modo, quando non addirittura diffamato. Per quanto mi riguarda, finora, da questo punto di vista mi è andata bene, salvo un curioso inconveniente. 

 Nell'ultima ricerca, qualche mese fa, mi imbatto in una pagina di Facebook dedicata a un certo "Enzo Artale". Ovviamente clicco sul link, e appare un profilo senza foto e senza informazioni personali. Non ho mai creduto nei social network, per molti motivi, e facevo un vanto di non avere ancora un profilo su Facebook, quando sembrava che tutto il resto del mondo non pensasse ad altro che ad aggiornarlo continuamente con l'ultima fotografia più o meno spiritosa o con l'ultima fondamentale informazione su cosa avesse fatto la sera precedente. A quel punto, conscio dei rischi cui si va incontro per via di furti o semplici confusioni di identità, mi vedo costretto a prendere provvedimenti onde evitare che il mio omonimo, almeno nel profilo su FB, facesse qualcosa di brutto che potesse poi essere addebitata a me. Mio malgrado decido dunque di creare, finalmente, un profilo su Facebook. Pubblico la mia foto e alcune informazioni essenziali, al fine di sparigliare le carte con altri eventuali Enzi Artali che si aggirassero per la rete. A questo punto accade ciò che sospettavo. Dopo pochi giorni vengo infatti raggiunto da richieste e suggerimenti di amicizia da parte di altri utenti. Si tratta nella maggior parte dei casi di miei vecchi amici o colleghi di università che non sentivo più da anni. Con ferma cortesia, spiego a ognuno di loro che mi fa molto piacere essere ancora nei loro pensieri, che possiamo tenerci in contatto con altri mezzi, ma che non uso Facebook, e ho creato il profilo solo perchè avevo fatto una ricerca eccetera eccetera.

 Facebook è un social network, una rete sociale. In sè racchiude l'essenza di quanto c'è di positivo in internet, cioè l'elevazione all'ennesima potenza della quantità e della velocità con cui si possono scambiare dati, anche quando tali "dati" rappresentano "un'amicizia". Mi sono però posto il problema riguardante la possibilità che possa racchiudere anche gli svantaggi di internet, primo tra tutti, "l'overload informativo". E' questa la grande illusione dei social network. La velocità e la facilità con cui le "amicizie" si possono moltiplicare praticamente all'infinito può trarre, anzi, con ogni probabilità trae in inganno molti utenti. E' l'ennesima trasposizione nella realtà virtuale di un pezzo di realtà concreta. Ma quanto, la realtà virtuale, rispecchia in questo caso quella concreta? Non stiamo cadendo forse tutti nell'illusione che si possano costruire vere relazioni interpersonali seduti davanti a un computer? Personalmente (e da psicologo), credo sia un rischio. Uso internet per lavoro, per comunicare, per informarmi e come risorsa ricreativa, lungi da me dunque l'idea di parlarne male, ma quando sono le relazioni interpersonali a essere messe a rischio credo sia il caso di non trascurare un certo tradizionalismo. Apprendiamo a rapportarci con gli altri in un ambiente reale, concreto, e sulla base di queste prime relazioni costruiamo il modello, funzionale in molti casi, disfunzionale in altri, sul quale edifichiamo tutta la nostra successiva vita sociale. Vedo ora nei social network il rischio di un overload sociale. Al pari di quanto è facile e veloce ottenere e fornire informazioni, si potrebbe pensare che sia altrettanto facile e veloce costruire quella rete sociale di cui tutti abbiamo bisogno, ma che per funzionare ha necessità di rispettare i modelli sui quali abbiamo appreso a costruirla. Esattamente come per l'eccesso di informazioni, la maggior parte delle amicizie virtuali create in questo modo potrebbero essere false, superficiali o perfettamente inutili. Non escludo che in un prossimo futuro "gibsoniano" internet non entri nelle nostre vite fin dalla culla, ma per ora non siamo ancora a quel punto, e mi spaventa alquanto l'idea che ci si possa un giorno arrivare. L'impressione che si sta diffondendo attraverso i social network è inoltre quella di rappresentare un buon surrogato della televisione. Prima di internet l'obiettivo di molti, soprattutto giovani, era trovare un posto in TV per dimostrare al mondo, o forse solo a sè stessi, di esistere. Oggi, in quello che è sicuramente destinato a diventare il mezzo di comunicazione di massa del ventunesimo secolo, questo obiettivo è a portata di mano per tutti. Un profilo su Facebook non si nega a nessuno, e nessuno sembra voler rinunciare a far sapere al resto del mondo (almeno quello che usa internet), che esiste, che c'è, e soprattutto cosa ha fatto la sera prima!

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